GLI SCIENZIATI CONTANO LE “LUCCIOLE” CON LE TELECAMERE DI JUNO

Vista di Giove catturata dalla JunoCam il 13 giugno 2024
Vista di Giove catturata dalla JunoCam il 13 giugno 2024

La tecnologia danese ASC e quella italiana di SRU migliorano la comprensione delle radiazioni intorno a Giove.

Gli scienziati della missione Juno della NASA hanno sviluppato la prima mappa 3D completa delle radiazioni del sistema di Giove. Il rilevamento rappresenta l’intensità delle particelle ad alta energia vicino all’orbita della luna ghiacciata Europa oltre a mostrare come l’ambiente delle radiazioni sia influenzato dai satelliti più piccoli che orbitano vicino agli anelli.

Il lavoro si basa sui dati raccolti dall’Advanced Stellar Compass (ASC) di Juno costruito dall’Università Tecnica di Danimarca e dalla Stellar Reference Unit (SRU) realizzata dalla società Leonardo a Firenze. I due set di dati s’integrano permettendo agli studiosi di caratterizzare il campo di radiazioni a diverse energie.

Sia l’ASC che l’SRU sono telecamere a bassa luminosità progettate per assistere nella navigazione nello spazio profondo.

ASC (Advanced Stellar Compass)

L’ASC scatta immagini delle stelle per determinare l’orientamento della navicella nello spazio, una funzione di vitale importanza per il successo dell’esperimento MAG della sonda, ossia la misurazione del campo magnetico di Giove per studiarne la struttura interna e capire meglio il meccanismo che lo genera.

Le quattro telecamere stellari, situate sul braccio del magnetometro, sono preziosi rilevatori di flussi di particelle ad alta energia nella magnetosfera del pianeta per registrare la radiazione ionizzante di elevata potenza che impatta la navicella con energia sufficiente a passare attraverso la protezione.

John Leif Jørgensen

John Leif Jørgensen, scienziato della missione Juno e professore presso l’Università Tecnica della Danimarca, ha spiegato come ogni quarto di secondo, l’ASC scatti un’immagine delle stelle. Elettroni molto energetici superano la schermatura lasciando una firma caratteristica simile alla scia di una lucciola che l’apparecchio è programmato per contare consentendo di calcolare con precisione la quantità di radiazione.

L’unità SRU non è una telecamera nel senso tradizionale, ma usa sensori ottici ad hoc per rilevare stelle estremamente deboli. Lo strumento ha guidato la sonda per 2,8 miliardi di chilometri e si è rivelata una risorsa fondamentale anche in diversi esperimenti. Nell’autunno del 2022, ad esempio, Juno ha eseguito un sorvolo ravvicinato di Europa e SRU ha catturato l’immagine a più alta risoluzione mai ottenuta del lato oscuro della luna mentre era illuminato dal bagliore di Giove.

Grazie all’orbita in continua evoluzione di Juno, la navicella ha attraversato praticamente tutte le regioni di spazio vicino a Giove.

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