Gianluca Dentici, supervisore degli effetti visivi, spiega il suo lavoro altamente specialistico.
La computer grafica 3D ed il digital compositing cinematografico offrono l’opportunità di trasformare l’immagine.
Le competenze di un tecnico che lavora in questo campo richiedono determinate conoscenze ed un innato senso artistico necessario per osservare la realtà e reinterpretarla. La preparazione professionale comprende il linguaggio cinematografico, ma anche prospettiva, grafica, teorie delle ombre, fotografia ed ovviamente padronanza dei software più usati nel settore.
Gianluca Dentici si è formato alla scuola di Carlo Rambaldi, il geniale creatore di E.T. ed applica metodi di lavoro appresi in America. Fra i suoi lavori: Una grande famiglia, Domenico Modugno, Stai lontana da me, Giovanni Falcone, Il commissario De Luca, Marcinelle, solo per citarne alcuni.
In che cosa consiste il lavoro del supervisore degli effetti visivi?
“Il lavoro del supervisore degli effetti visivi parte prima delle riprese sul set quando, nella fase di pre-produzione, è chiamato a discutere metodologie di ripresa, inquadrature e movimenti di macchina per arricchire la resa finale della scena e rendere l’effetto più convincente, visivamente realistico e funzionale alla narrazione filmica. Questa preparazione viene fatta insieme al regista ed al direttore della fotografia. A volte si ricorre ad uno storyboard artist che aiuta a previsualizzare le scene più complesse attraverso il disegno di vignette.
Il supervisore s’interfaccia anche con la produzione per segnalare eventuali fabbisogni per il set: sistemi particolari, impiego di green screen, tempistiche e difficoltà del set, necessità di contributi vari. In alcuni casi il supervisore può ricevere l’incarico di dirigere l’unità speciale di ripresa.”
Quali sono le principali attività sul set?
“E’ compito di un supervisore prendere nota di tutti i possibili dati relativi alla scena che si sta per girare, come l’ottica della macchina da presa, l’inclinazione, l’altezza, la distanza con gli altri elementi scenografici, le misure del set, le condizioni di luce e riportare tutto su uno speciale log. Queste informazioni serviranno nella fase di post-produzione.
È anche importante che segnali eventuali problemi o errori di ripresa facendo valere la sua professionalità a costo di essere guardato con musi da mastino napoletano. Girare bene le scene significa poter contare su una buona base di partenza.”
Poi arriva la fase di lavorazione.
“Una volta finito il film, mentre gli altri della troupe stanno già pensando al prossimo lavoro, si trasferisce il girato in studio per caricarlo sul server. A quel punto inizia il processo tecnico e artistico di creazione dell’effetto. Il supervisore segue tutte le fasi di post-produzione che porteranno alla realizzazione dell’elaborazione finale da presentare in visione al regista.
In America il supervisore degli effetti visivi è il più alto in grado e collabora con i responsabili dei vari reparti, come il supervisore all’animazione, al compositing, al lighting ed al texturing. Leggete i titoli di coda e scoprirete quanti professionisti sono coinvolti!”
Cosa rientra nel digital compositing?
“Mi piace definire il compositing come la “magia finale” perchè è quella fase dove tutti gli sforzi profusi si concretizzano in un’immagine composta realistica.
Gli operatori che se ne occupano, i digital compositors, sono tecnici-artisti che devono possedere una notevole conoscenza di fotografia e regia oltre a padroneggiare gli strumenti per realizzare il lavoro. Quando valuto delle risorse m’interessa capire se hanno basi artistiche, una buona sensibilità visiva e la capacità di lavorare in team piuttosto che sapere dove cliccare.”
Esistono percorsi formativi per acquisire le conoscenze base e le varie specializzazioni?
“Ci sono diversi corsi sia per compositing, sia per il 3D, ma mi permetto di dire che i migliori si trovano fuori Italia. A livello di contenuti non sono dissimili dai nostri (io stesso tengo dei corsi), ma all’estero si creano più possibilità di contatti lavorativi post-corso.
Personalmente ho avuto la fortuna di frequentare l’Accademia Europea di Effetti Speciali diretta da Carlo Rambaldi che purtroppo è scomparso da poco. Ho così avuto modo di conoscere a fondo tutti i settori degli effetti speciali e visivi: animatronica, special make up, modellismo, scultura, fotografia e computer grafica. Dopo sono partito per gli Stati Uniti dove ho imparato molto ed ogni giorno cerco di applicare i modelli che ho visto impiegare, soprattutto nelle fasi pre-produttive ed in studio. Sfortunatamente mi scontro spesso con mentalità che faticano a capire quanto sia importante la pianificazione.”
I registi ed il mercato italiano sono competitivi sul mercato internazionale da un punto di vista tecnologico?
“Qui in Italia è una continua lotta per far comprendere la qualità del nostro lavoro a registi e produttori. Siamo ancora trattati come quelli che “Spingono un pulsante e risolvono tutto”. Sarò impietoso, ma questo accade perché c’è molta ignoranza tra i docenti di alcuni istituti formativi.
Le difficoltà del settore in Italia sono anche dovute al fatto che fra le varie società di effetti visivi non c’è coesione ed i produttori richiedono sconti ai limiti della sopravvivenza. Dovremmo essere meno individualisti e difendere meglio gli interessi della categoria.”
Quali sono i principali software per effetti visivi?
“Per il compositing uso The Foundry Nuke che è considerato lo standard mondiale, mentre per la computer grafica 3D impiego Autodesk Maya. Esistono altri programmi specifici per matchmoving, rotoscoping, fluidodinamica e 3D painting che sostanzialmente si equivalgono. La scelta è condizionata in funzione dell’utilizzo da parte di società importanti dato che il workflow del nostro settore si basa su una logica di piattaforma collaborativa.”
Com’è cambiato il linguaggio cinematografico in rapporto all’evoluzione dei mezzi tecnici?
“Tantissimo perché gli strumenti digitali cambiano le possibilità e gli spunti creativi. Con l’estinzione della pellicola e la standardizzazione della ripresa digitale sono cambiati anche i workflow di elaborazione ed a causa di questa trasformazione epocale molti hanno perso il posto di lavoro. Non posso dimenticare cosa ho visto davanti agli stabilimenti della Technicolor nel periodo dei licenziamenti.
Le lavorazioni digitali non richiedono grandi spazi fisici dato che tutto viene racchiuso in un hard disk. Il prossimo scoglio sarà la messa in sicurezza dei dati e l’archiviazione. La pellicola, per quanto rovinata, dava la possibilità di recuperare sempre qualcosa mentre si rischia di perdere interi lavori se si danneggiano gli hard disk.”
L’esaltazione della tecnologia, come in Avatar, non è andata a discapito della narrazione?
“Il cinema è nato come entertainment e poi si è evoluto come forma di espressione artistica, come dimostra la storia a partire dai primi Prassinoscopi.
Oltre al filone autoriale è normale che esista una forma di cinema che esalta la spettacolarizzazione. Avatar è stato uno dei pionieri del 3D digitale anche se la stereografia nel film non è tra le più riuscite rispetto ai prodotti più recenti.”
Quali sono i lavori che ti hanno dato maggiori soddisfazioni?
“Le lavorazioni più gratificanti sono gli interventi di estensioni scenografiche digitali o set extension. Putroppo non sono molto frequenti e si lavora maggiormente su scene in cui bisogna rattoppare elementi anacronistici o integrare green screen a completamento della scenografia.
Tra i lavori che mi hanno dato più soddisfazione non posso non citare il film “Christine Cristina”, prima regia di Stefania Sandrelli, un film per cui come RESET VFX siamo stati candidati al David di Donatello, come è successo anche per il film “Viva la libertà” di Roberto Andò. In entrambi abbiamo creato inquadrature con set extension in computer grafica.
In questi giorni stiamo lavorando sul film “La buca” di Daniele Ciprì che ci ha permesso di realizzare numerosi digital matte painting ed estensioni scenografiche, uno di quei lavori che vorresti sempre fare.
Collaboro anche molto con produzioni televisive per serie e film di grande successo come «Una grande famiglia» o «Marcinelle».”
RIPRODUZIONE RISERVATA – © SHOWTECHIES – Simona Braga
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