CAPOLAVORI IN HALTADEFINIZIONE

Digitalizzazione dell'ultima cena di Leonardo

La Sacra Sindone, l’Ultima Cena di Leonardo, la cappella degli Scrovegni di Giotto sono opere dal valore incalcolabile che la digitalizzazione aiuta a far conoscere preservandone l’integrità.

La società Hal9000, nota per il marchio Haltadefinizione®, ha elaborato strumenti customizzati per la ripresa e la riproduzione in altissima risoluzione di oggetti d’arte come preziosi manoscritti o interi cicli di affreschi. La metodologia di lavoro prevede la suddivisione dei manufatti in una griglia fotografata con migliaia di scatti ed il successivo montaggio in un’unica immagine.

Ripresa del Bacio di Hayez

La composizione con un angolo di visione superiore a quello umano comporta diversi problemi d’image processing risolti attraverso l’applicazione di modelli matematici sviluppati per questa tecnica denominata stiching,

Insieme all’amministratore delegato, Vincenzo Mirarchi, ripercorriamo le tappe di un successo italiano che permette di documentare alcuni dei più preziosi capolavori al mondo con immagini di miliardi di pixel per una visione d’impressionante nitidezza.

Griglia di montaggio di un particolare della Cappella degli Scrovegni
Griglia di montaggio di un particolare della Cappella degli Scrovegni – Concessione Comune di Padova e Haltadefinizione

“Il nostro è stato un percorso di maturazione tecnologica. Insieme all’ingegner Mauro Gavinelli avevamo avviato delle ricerche con esperimenti nel campo delle tecniche digitali. Una volta intuite le potenzialità, nel 2006, siamo riusciti a fare una digitalizzazione dell’affresco della Parete Gaudenziana a Varallo Sesia che costituì un grandissimo progresso dal punto di vista qualitativo. A partire da quel momento il nostro marchio compare più volte nella cronologia dei record mondiali per immagini in altissima definizione.

L’abbandono della pellicola e l’aumento della capacità di calcolo dei computer sono state le basi per gestire la mole d’informazioni di questo tipo di lavorazioni.

I numeri sono esemplificativi. La Cappella degli Scrovegni, dipinta da Giotto, ha richiesto 14.000 scatti, 365 giorni di post-produzione, 326 Gigabyte di dati acquisiti, 100 Gigapixel di immagini prodotte in alta definizione, 1 Terabyte di occupazione finale dei dati.”

 Testa mobile Giant Rodeon Class

Quali risorse avete progettato e con quali caratteristiche?

“E’ impensabile realizzare migliaia di scatti in sequenza con attrezzature consumer. Ci siamo quindi affidati alla ditta tedesca Clauss per costruire teste motorizzate controllate con un software scritto interamente da noi. La Giant Rodeon costituisce la base del nostro sistema di acquisizione per le tecnologie RHD (Real High Definition) che usiamo per grandi cicli di affreschi o per opere che si trovano in posizioni di complessità architettoniche.”

 Obiettivo da 600 mm della Nikon

Quali obiettivi impiegate?

“Siamo molto riconoscenti a Nikon che ha creduto in noi fin dall’inizio mettendoci a disposizione materiali di assoluta qualità e la migliore tecnologia disponibile, fornendoci assistenza e consigli dalla sede europea in Olanda ed attraverso la Nital di Torino. Gli obiettivi usati sono a focale fissa ed arrivano ai 600 mm con pesi ed ingombri importanti.”

I proiettori luce hanno un impatto negativo sulle opere più delicate. Come avete risolto il problema? 

“Quando abbiamo iniziato non esistevano sistemi a luce fredda idonei. Il tema è emerso in occasione della digitalizzazione dell’Ultima Cena di Leonardo dove l’illuminazione era un punto critico. Abbiamo predisposto un modello con accorgimenti tali da contenere la somministrazione di radiazione luminosa. I laboratori di Fisica dell’Istituto Centrale per la Conservazione ed il Restauro di Roma hanno testato la nostra soluzione certificandone la sicurezza.”

 Acquisizione codice Trivulziano di Leonardo

Quali sono state le realizzazioni più complesse?

“Recentemente siamo stati chiamati per un progetto impegnativo, ma di grande prestigio, riguardante la valorizzazione del Codice Trivulziano di Leonardo per il Comune di Milano, con la sponsorizzazione di Bank of America Merryl Lynch.

Per procedere nel lavoro abbiamo ideato una macchina per la ripresa e per l’esposizione del libro rispetto al sensore di digitalizzazione, con un sistema meccanico in grado di sostenere il manufatto tenendo aperte le pagine con le necessarie cautele e nello stesso tempo permettere di sfogliarle secondo certi angoli di apertura.

La lavorazione è stata fatta nella primavera nel 2013 ed a fine anno è stata completata con l’installazione di schermi touch screen all’interno del percorso del Castello Sforzesco di Milano. Le visualizzazioni avvengono tramite un software che distribuisce informazioni, spiegazioni e traduzioni dei testi.”

 Scansione della Sindone di Torino

In questi anni avete scoperto particolari curiosi sfuggiti all’occhio umano? 

“Grazie ad un’immagine di oltre 12 miliardi di pixel, con una risoluzione di 1300 ppi e con un dettaglio che va quasi al centesimo di millimetro, siamo riusciti ad individuare lungo il telo della Sindone una serie di piccoli fori, su entrambi i bordi, ad una distanza di circa 6-7cm l’uno dall’altro, con un doppio foro ed, in taluni casi, un alone di ruggine circolare.

La ricerca della spiegazione ci ha portato all’Ostensione del 1898. Il telo misura 4,40 m x 1,14 m. Quando venne preparata la tavola per il sostegno s’invertirono le misure e la si fece di 4,14 x 1,40. La prima documentazione fotografica della Sindone, dell’avvocato Secondo Pia, ci ha consentito di osservare che la figura non aveva i piedi perché all’epoca rivoltarono le estremità e le fissarono usando le prime puntine da disegno per risolvere il problema dell’errata lunghezza.”

 Digitalizzazione dello Sposalizio della Vergine di Raffaello

La fruizione digitale globalizza l’esposizione museale. Che ruolo gioca rispetto ad un allestimento di tipo classico e che sviluppi immaginate? 

“Gli utilizzi di questa tecnologia sono molteplici, si passa dall’editoria tradizionale ed elettronica alle applicazioni in streaming. Un naturale impiego è in ambito museale, inteso con un’ampia accezione del termine, dato che si assiste ad una esternalizzazione rispetto al luogo fisico. La rete è un’estensione che permette una fruizione complementare attraverso la diffusione dei social network e dei vari dispositivi portatili. Noi abbiamo contribuito a questo modello di accessibilità e divulgazione del patrimonio artistico nella consapevolezza che possa essere utile all’Italia per rafforzare il senso d’identità. Le tecnologie si rivelano uno strumento efficace al superamento delle barriere culturali in una società sempre più multietnica.”

RIPRODUZIONE RISERVATA – © SHOWTECHIES – Simona Braga

Foto di: HALTADEFINIZIONE®

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