Giovanni Pinna firma il disegno luci con superfici specchiate della sfilata evento al Gucci Hub per poi passare all’essenziale eleganza dei modelli Agnona.
Dal 19 al 25 febbraio 2019, Milano ha scalato le classifiche dei social con gli hashtag #MFW (promosso dalla Camera Nazionale della Moda come sigla della Fashion Week) ed #alessandromichele, il direttore creativo di Gucci la cui sfilata è stata una delle più attese e celebrate dai media di tutto il mondo.
Lo stilista ha aumentato le vendite del marchio con un’estetica trasgressiva e colorata protagonista di un allestimento faraonico centrato sulla luce e sui riflessi. Ne parliamo con Giovanni Pinna, light designer di Vasco Rossi che da diversi anni collabora alle giornate di moda.
Qual era l’idea di fondo sulla quale hai lavorato?
“Il concept arriva dal cliente a cui era piaciuto l’effetto ottenuto con un muro di luce e volevano riprodurlo non con i video, ma con i fasci visibili attraverso il fumo che un ledwall non può fare. Gli schermi sono stati scartati fin dall’inizio per trovare una soluzione tecnica praticabile che non comportasse esorbitanti consumi elettrici. La scelta è ricaduta sui dei semplici, ma potenti pannelli luminosi.”
Quanti ne avete collocati?
“3200 mattonelle, un quantitativo mostruoso cercato in tutt’Europa fin da ottobre e gestito con Artnet.”
E’ la prima volta che segui Gucci?
“No, avevo già lavorato con loro due anni fa sempre nel Gucci Hub di Via Mecenate.”
Quali caratteristiche ha la location?
“E’ uno spazio gigante. La sala sfilate è un 70 x 40 metri, con soffitti sui 13/14 metri, attrezzata con una serie di americane e motori per una portata di circa 70 tonnellate di materiale. Sulla prima truss abbiamo piazzato 160 motorizzati.”
Com’è stato l’allestimento?
“Una delle richieste era quella di creare un’ambientazione a specchio. Per cominciare abbiamo ricavato una sala nella sala. Il nuovo contenitore aveva una forma ellittica perfettamente richiusa da una struttura Layher, realizzata da La Diligenza di Comanducci, con un tetto rivestito con pannelli di Specchiopiuma forati per consentire l’entrata alle americane che riprendevano il disegno geometrico curvato. La prima era interna perimetrale alle sedute su tribuna centrale, la seconda seguiva il percorso della passerella.”
Hai trattato le superfici per limitare il riverbero?
“Era uno specchio scuro, antracite, facile fino a quando era velato dalla pellicola di protezione. Poi due giorni prima della sfilata è stato scoperto ed è diventato complicato andare a fare le correzioni perché i riflessi erano ovunque. Molto particolare, di grande effetto.”
Quali persone hanno partecipato alla produzione?
“Il progetto è dell’architetto Amedeo Palazzi della Without di Gabriella Mazzei, una società attiva prevalentemente nella moda con marchi come Agnona, Gucci, Prada. L’architetto Roberto Benfenati ha curato la parte scenotecnica.
E poi c’è la mia squadra composta da Nicholas Di Fonzo, Roberto Cavalletti e Davide Manganelli due fenomeni, referenti del service Gemini che non si sono fermati un attimo.”
Come ti sei rapportato nel disegno luci alla creatività di Gucci?
“Fondamentalmente ho dovuto gestire due situazioni. La prima derivava dalla differenza fra le due sorgenti con i pannelli LED che dai muri originavano una luce calda ed intensa da bilanciare con i motorizzati della sfilata. La Fashion Week ha bisogno di fotografie belle e quindi ho tirato il matching della colorimetria fino al limite per scaldare i proiettori portandoli intorno ai 4.000°K.
La seconda questione è legata al diverso tipo d’illuminazione con la passerella a pioggia, dall’alto, con un buon angolo per annullare le ombre. Sul giro avevo 106 pezzi per un fronte-controluce 1:1, ossia 58 fari frontali e 58 di controluce. A sostegno, dall’americana interna, sopra il pubblico, ho fatto un piazzato incidente che è servito molto.”
Quant’è durato il tuo impegno per Gucci e quando hai preso in carico Agnona (Storico lanificio con una sua linea, acquisito dal Gruppo Zegna nel 1999, ndr)?
“Erano anni che non si vedeva una produzione così imponente e questo ha richiesto tempo. Gucci è iniziato il 20 gennaio, ma io sono arrivato il 9 febbraio e sono rimasto fino alla sfilata del 20 febbraio. Il 21 sono entrato da Agnona dove abbiamo passato due notti a preparare per il 23.”
Tutta un’altra esperienza, come l’hai affrontata?
“Un bel lavorone con 200 metri di americane! Il direttore creativo, Simon Halloway, mi ha contattato perché generalmente era abituato a fare delle sfilate con luce solare. Questa volta voleva qualcosa di diverso ed aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse. Lui è classico. Vuole eleganza, raffinatezza, semplicità e calore per scaldare un concept che prevedeva una camminata con un rettangolo di passerella con due diagonali.”
Cosa hai proposto?
“Un progetto luce con 170 sagomatori S4, un po’ morbido, ma nello stesso tempo dalle linee pure adatte allo spazio industriale Tenoha. La sala è tipica di un capannone, tutta bianca, con colonne e pavimento di cemento non trattato. Il concept e la gestione sono stati curati direttamente da Agnona, in particolare da Lorenza Ansaldo che dirige gli eventi ed è molto competente, poi c’era Without Production che si occupava della regia della sfilata. .”
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Fotografie: GIOVANNI PINNA (Vietata la riproduzione senza autorizzazione scritta) – Profilo FB GUCCI HUB – PIUARCH
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